I bambini e il lettone dei genitori

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Il lettone dei genitori ha per i bambini un fascino molto particolare, e nel quotidiano diventa spesso un luogo in cui si giocano importanti confronti tra le generazioni e/o all’interno della coppia.

Di fatto dormire nel lettone non è in assoluto nocivo per i grandi o per il bambino, ma d’altra parte non è nemmeno necessario; potrebbe invece diventare negativo per il sonno di tutti, per la vita di coppia e per il raggiungimento di determinate autonomie del piccolo.

Molto spesso le motivazioni manifeste alla base della scelta di tenere i bambini nel lettone sono di natura prettamente pratica o affettiva: alcuni credono, infatti, che questa sia l’unica soluzione per farli dormire e per evitare a se stessi di trascorrere notti insonni, o per contrastare il senso di solitudine o di sofferenza che il figlio proverebbe rimanendo nella sua cameretta.

 Esistono delle buone ragioni per tenere i figli nel lettone?
 Se, e fino a che punto è opportuno essere inflessibili sulla regola del divieto d’accesso?

Tra questi due angoli visuali esiste un continuum all’interno del quale si muove ciascun genitore, o coppia genitoriale, nel gestire l’eventuale condivisione dello spazio del lettone con i piccoli di casa.

Le difficoltà del sonno nei bambini possono essere molto diverse tra loro.

“Mia figlia si addormenta molto facilmente, ma poi si sveglia a metà della notte, anche più volte, e pretende che ci sia qualcuno a farla riaddormentare: per noi è molto stancante interrompere il sonno così!”

La paura di essere escluso, il volersi assicurare il proprio posto, possono portare il bambino ad avere difficoltà nell’addormentarsi o a svegliarsi durante la notte.

“E’ un periodo difficile per la nostra famiglia, e nostro figlio evidentemente sta assorbendo il nostro nervosismo: certe sere chiede molte rassicurazioni prima di riuscire ad addormentarsi, e noi siamo preoccupati, perché abbiamo il timore di viziarlo”

Ci sono situazioni stressanti in cui i bambini hanno reazioni molto simili a quelle degli adulti e, se sono troppo agitati per dormire, possono avere bisogno della presenza rassicurante del genitore.

Quando dei genitori hanno a che fare con il problema del figlio nel lettone, dovrebbero innanzitutto chiedersi che cosa pensano realmente – e soprattutto cosa sentono a livello emotivo - dell'autonomia e dell'indipendenza del proprio bambino, prima ancora di prefiggersi traguardi irrealizzabili immediatamente. Questo perché per raggiungere un obiettivo importante, ognuno ha il suo compito da assolvere. Questa situazione, così come in tante altre, è utilmente affrontabile soltanto

  • quando i genitori sono veramente convinti dell'importanza della questione, e
  • quando il bambino è in grado di affrontare lo sforzo che gli viene richiesto, perché non sembrano esserci circostanza esterne che lo stiano già affaticando emotivamente (ad esempio un momento regressivo dovuto alla nascita di un fratellino, o gelosie con il più grande, l’inserimento in un nuovo ambiente, il saper camminare o l’utilizzo del vasino, etc.).

È inoltre importante separare i casi in cui il bambino viene abituato da subito a stare nel lettone dei genitori e non nella sua culla o lettino, da quelli in cui un bambino fino ad un certo punto abbastanza autonomo, attraversi invece un periodo regressivo.

  • Nel primo caso il piccolo va aiutato a conquistarsi e poter godere della propria autonomia, senza che la lontananza dai grandi (e spesso soprattutto dalla mamma) diventi un’inevitabile fonte di angoscia. Quando ciò avviene, l’acquisizione di questo importante traguardo evolutivo è impedita o disturbata e si produce un circolo vizioso di rassicurazione reciproca che comporta il bisogno di addormentarsi unicamente in presenza dell’altro.
  • Nel secondo caso invece, evidentemente il bambino sta attraversando un periodo di tensione, in cui probabilmente ha maggior bisogno dell'appoggio dei genitori, e quindi lasciarlo solo ad affrontare un momento critico non è detto che sia il modo migliore per aiutarlo a superare i suoi problemi di sonno. Anche se indubbiamente possono essere trovate delle valide alternative.

In entrambi i casi la difficoltà maggiore dei genitori sta nel senso di protezione, che può diventare così forte da far perdere di vista i segnali autonomi di spinta alla crescita che fisiologicamente ogni bambino ha sin dalle prime settimane di vita. Quando insorgono problemi di sonno è probabile che sia i genitori che il bambino non riescano a convincersi che il bambino ce la può fare da solo.

“Mi sento in colpa quando mio figlio mi chiede di dormire con noi e io invece vorrei che stesse da solo nel suo lettino: passo già poco tempo con lui…”

In generale, sarebbe bene cercare di ritagliare durante la giornata un tempo da dedicare al piccolo, così da soddisfare la sua naturale voglia di stare con i propri genitori: il bambino è molto attratto dal lettone proprio perché ci sono loro, e per essere sicuro e felice, non ha necessità di dormire nel lettone.

Molto spesso, però, per alcuni genitori è molto difficile resistere al pianto e alle suppliche, che vengono interpretate come senso di solitudine e di esclusione: si tratta in realtà di un fisiologico e progressivo processo di individuazione e separazione, che il bambino deve essere messo in condizione di affrontare poco alla volta per crescere.
È importante aiutarlo in questo percorso, consolandolo quando piange di notte perché si sente solo, quando ha paura oppure quando ha fatto un brutto sogno, senza cedere alla tentazione di portarlo con noi nel lettone, soprattutto discriminando quando si tratta di un semplice capriccio. Se ciò accadesse potrebbe trasformarsi in una soluzione magica ad ogni forma di paura.

Inoltre non è da sottovalutare il fatto che il bambino fin da piccolo è estremamente ricettivo alle percezioni sensoriali e a tutto ciò che evoca sul piano delle emozioni. Ha sicuramente bisogno di una vicinanza corporea che gli comunichi affetto, tenerezza, entro però i limiti del pudore e del rispetto per l’intimità dell’altro. Non solo, ma un motivo di turbamento per i nostri figli è l’enorme differenza tra il suo corpo, ancora piccolo, fragile e vulnerabile e il nostro che gli appare enorme e provoca in lui sentimenti misti di attrazione e di paura.

Ultimo ma non meno importante…

“Per me è molto difficile accettare che nostro figlio venga nel lettone tutte le notti: con ho quasi più intimità con la mia compagna tutto è diventato macchinoso e poco spontaneo, e questo ha degli effetti negativi sul nostro rapporto di coppia.”

“Siamo riusciti a trovare una soluzione buona sia per noi grandi che per i nostri bimbi nel momento in cui abbiamo fatto diventare il lettone qualcosa di speciale, una specie di premio. Ci abbiamo messo un po’, ma ce l’abbiamo fatta! Ora di notte sia grandi che piccini dormono tranquilli, e il lettone da un lato è rimasto la nostra alcova privata da adulti, dall’altro è diventato un luogo speciale in cui i nostri figli sanno di poter avere accesso, ma solo in determinati momenti.”

Tollerare che il proprio figlio dorma sempre nel letto matrimoniale può rappresentare una vera e propria rinuncia a funzioni centrali per la vita personale e per l’armonia della coppia, che tuttavia viene mostrata come irrilevante e determinata dalle esigenze del bambino: come se l’essere genitori fosse incompatibile con le proprie esigenze di riposo e di intimità. Questo tipo di rinuncia non avvantaggia nessuno dei soggetti coinvolti, poiché la perdita dei confini generazionali, la confusione dei ruoli e le ansie e le rivendicazioni che si vengono a creare, finiscono in realtà per compromettere il benessere sia dei grandi, sia dei piccoli. Al contrario, la stanza dei genitori e il letto matrimoniale definiscono e rappresentano lo spazio privilegiato della coppia, spazio in cui l’uomo e la donna possono raggiungere un importante traguardo della maturità: sperimentarsi come adulti con una propria vita sessuale e, nello stesso tempo, come genitori. Non si tratta quindi di escludere i figli né di sostenere che farli piangere fa bene, ma semplicemente di garantire un proprio spazio a ciascun membro della famiglia.

  • creare la distinzione di spazi contro la confusione,
  • proteggere l’intimità della coppia e della propria sessualità,
  • porre i giusti limiti senza pensare che questo pregiudichi il rapporto con i figli,

sono indice di equilibrio e garanzia di un sereno rapporto di coppia, fondamentale per sostenere un sano sviluppo del bambino.